“La scuola italiana è morta. Punto” è il titolo di un articolo pubblicato su nicolaporro.it. Un titolo fortemente provocatorio che però sembra esaurire nel titolo stesso tutto il suo valore argomentativo. Rappresentando nella sostanza una sequela di pregiudizi e ostilità nei confronti della scuola pubblica italiana.
L’articoletto ha solo un pregio, quello di aver fatto scaturire, tra i tanti, un commento, questo sì condivisibile per un’istantanea fedele di certa stampa:
“Il giornalismo è finito. Il cosiddetto giornalismo che vomita scemenze sulla scuola pubblica italiana è finito. Morto e sepolto sotto le sue stesse macerie fatte di falsità e calunnie.
E’ morto il giornalismo solidale con la scuola ed i suoi problemi, pronto a denunciarne carenze ed esaltarne la bellezza umana che lo riempie ogni giorno con milioni di donne, bambini e uomini che lavorano per l’istruzione e la formazione di una nazione civile, tra mille complessità e problematiche umane.
Resta soltanto il giornalismo straccione che blatera della scuola come se fosse una scatola vecchia e lercia, come le parole indecenti pronunciate dal giornalismo morto e sepolto.” (Sal)
Redazione P.S.